Si definisce stipsi o stitichezza il disturbo caratterizzato da una bassa frequenza di evacuazione, diminuzione della massa fecale, presenza di feci dure, espulsione difficoltosa e sensazione di non essersi completamente svuotati anche dopo l’evacuazione.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Nella maggior parte dei casi la stipsi viene definita idiopatica o primaria, per distinguerla dalla stipsi secondaria cioè causata da altre patologie (tumore del colon, diverticolosi, disturbi infiammatori a carico dell’intestino, calcoli biliari). La stipsi può essere anche distinta in acuta e cronica. Quella acuta o occasionale si può manifestare in alcune particolari condizioni di stress (un semplice viaggio che altera i bioritmi del nostro organismo, la gravidanza, un intervento chirurgico che costringe per un certo tempo all’immobilità) ma, generalmente, una volta superata la fase critica che ha indotto lo stato di stress, la stitichezza occasionale regredisce in breve tempo.
Quando la stipsi persiste per almeno 3 mesi e si manifesta con una frequenza inferiore a 3 volte alla settimana, con feci dure e sensazione di evacuazione incompleta, essa si definisce cronica e deve in qualche modo essere trattata perché può portare a complicanze oltre a compromettere la qualità di vita, come emorroidi, prolasso rettale, ecc.
Cause
Stipsi idiopatica. In genere, è provocata da una riduzione dell’attività contrattile del colon, che causa un rallentamento della progressione delle feci. La conseguenza del rallentamento è un eccessivo riassorbimento di acqua, con formazione di feci troppo solide e quindi difficili da espellere. Tali circostanze vengono spesso aggravate da scorrette abitudini di vita ed in particolare da un’alimentazione disordinata e con cibi poveri di fibre, da un’insufficiente introduzione di liquidi, da una vita sedentaria e quindi caratterizzata da una ridotta attività fisica.
Stipsi da dissinergia del pavimento pelvico. Nella stipsi cronica l’evacuazione può essere ostacolata anche dalla contrazione dei muscoli pelvici. Quando un individuo vuole evacuare i muscoli del pavimento pelvico si rilassano, permettendo al retto di svuotarsi. Mentre i muscoli del pavimento pelvico sono rilassanti, i muscoli della parete addominale si contraggono per contribuire a spingere le feci fuori del retto. Negli individui con disfunzioni del pavimento pelvico, tuttavia, i muscoli del pavimento si contraggono invece di rilassarsi. Quando questo accade durante un tentativo di evacuazione, questi individui si ritrovano effettivamente a spingere contro una rigida parete muscolare rendendo l’evacuazione difficile o assente (dissinergia addominopelvica). La soluzione in questo caso è la riabilitazione dei muscoli pelvici attraverso esercizi specifici, per recuperare un giusto rapporto tra contrazione degli addominali e rilassamento del pavimento pelvico.
Indicazioni dietetiche
Il controllo della stipsi e la sua cronicità sono strettamente correlati allo stile di vita e, in particolare, all’alimentazione e alla sedentarietà. Una dieta con un adeguato apporto di fibre insolubili, come la crusca di grano e di fibre solubili (presenti in frutta e verdura), aumenta la massa fecale e stimola la peristalsi intestinale incidendo sulla frequenza delle evacuazioni. La dieta ricca di fibre, in ogni caso, deve essere accompagnata dall’assunzione di una opportuna quantità di acqua, che viene assorbita dalle fibre e contribuisce a far crescere il volume delle feci. È importante, infine, praticare regolarmente attività fisica aerobica che favorisce la motilità intestinale e quindi l’evacuazione.
Oltre alla dieta e all’esercizio fisico, per ridurre il rischio di contrarre stipsi bisognerebbe anche evitare di assumere alimenti che rallentano la peristalsi intestinale come il latte, i salumi, i fritti, la farina bianca raffinata ed il cioccolato, o comunque limitarne fortemente il consumo.
La stipsi è, comunque, un disturbo complesso, determinato da diverse cause non ancora chiaramente identificate, che può rendere necessario l’intervento di uno specialista e un approccio diagnostico e terapeutico multidisciplinare.