Il disturbo da binge-eating (BED) è un’affermazione caratterizzata da episodi di assunzione eccessiva di cibo non accompagnate però da strategie per compensare l’ingestione di cibo in eccesso. Gli episodi di abbuffate compulsive devono essere associati ad almeno tre dei seguenti comportamenti:
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L’ictus è la patologia neurologia più comune a più alto rischio di mortalità e disabilità nei paesi occidentali. La maggior parte degli ictus è dovuto a infarto cerebrale, seguito da emorragie intracerebrali o subaracnoidee.
L’emicrania si definisce come una cefalea che perdura per 4-72 ore,pulsante, d’intnesità variante da moderata a grave, unilaterale, che peggiora con l’esercizio fisico ed è spesso accompagnata da nausea, vomito, ipersensibilità alla luce, al suono , agli odori. L’emicrania, forse la forma di cefalea primaria più comune, si manifesta in circa il 12% della popolazione mondiale. Si distinguono due tipi di emicrania:
senza aura (circa l’85% dei casi);
con aura (circa il 15% dei casi).
Un aura consiste in un deficit transitorio, reversibil, tipico visivo, somato-sensoriale, motorio o fasico. L’aura di solito precede di circa un’ora la cefalea ma è spesso concomitante.
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Per reflusso gastroesofageo si intende la risalita del contenuto acido nell’esofago, il canale che collega la bocca con lo stomaco.
Durante i pasti il cibo, masticato e deglutito, forma il bolo che progredise verso lo stomaco. l’ingresso del cibo nello stomaco è regolato dallo sfintere esofageo inferiore, una valvola muscolare che in condizioni normali rimane chiusa, si apre al passaggio del bolo e subito dopo si richiude, impedendo la risalite verso l’alto dei succhi acidi e del chimo presenti nello stomaco.
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È uno dei metodi più semplici ma meno usati, che permette di evidenziare le eventuali intolleranze alimentari con buona precisione. La dieta a rotazione consiste nell’assumete cibi specifici diversi ogni tre-quattro giorni. Il ciclo si ripete per tre-quattro volte.
Si tratta cioè di diradare l’assunzione di ogni singolo alimento specifico ed eventuali collaterali (famiglie biologiche o gruppi di cibi) per un periodo non inferiore a tre giorni. Per esempio: se nello schema sono presenti le patate, per i tre giorni successivi sarà fatto divieto assoluto di mangiare di nuovo le patate spesse e anche divieto assoluto di mangiare pomodori, peperoni, melanzane, peperoncino, tutti alimenti della stessa famiglia: le solanacee.
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Il latte ha un elevato valore nutrizionale: le proteine (caseina e sieroproteine) contengono tutti gli amminoacidi essenziali che l’uomo non riesce a sintetizzare da solo e rappresenta la principale fonte di calcio per l’organismo.
Contiene, inoltre, fosforo, potassio, cloro, sodio, magnesio e le vitamine A, E, K (tra le vitamine liposolubili) e le vitamine C, acido folico e B2 (tra le vitamine idrosolubili).
Il lattosio è lo zucchero caratteristico del latte; è meno dolce del saccarosio e poco solubile. È l’enzima della lattasi a renderlo assimilabile dall’organismo: durante la digestione è scisso in due molecole, glucosio e galattosio, un costituente importante delle cellule cerebrali. La mancanza dell’enzima lattasi, o una produzione insufficiente, provoca un’intolleranza al lattosio.
Il consumo medio di latte è di 61 litri all’anno.
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Le castagne appartengono alla categoria della “frutta a guscio”, ossia un tipo di frutta con un guscio legnoso molto consistente.
La castagna (Castanea sativa) è un seme che si trova all’interno dell’involucro spinoso. La polpa della castagna, farinosa e zuccherina, è protetta da una pellicola (episperma) ricca di tannino che si stacca con difficoltà.
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La ciliegia è il frutto del ciliegio (Prunus avium). La pianta domesticata è stata ottenuta da ripetute ibridazioni della specie botanica.
Il frutto può nascere da due diverse specie botaniche: da una parte il ciliegio dolce (Prunus avium), che produce le ciliegie che siamo abituati a consumare come frutta fresca; dall’altra il ciliegio acido (Prunus cerasus), che produce amarene, visciole o marasche, genericamente definite come ciliegie acide.
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Non sono una panacea, né una garanzia contro il rischio di contrarre infezioni virali. Integratori mirati, specie in stati di malnutrizione o carenza di specifici componenti, possono, tuttavia, apportare benefici al sistema immunitario, aiutandolo ad acquisire maggiore resistenza contro l’attacco di agenti virali.
Deficit nutrizionali
Nonostante le evidenze scientifiche, la popolazione è ancora male-educata al consumo di una dieta adeguata, varia e bilanciata, che fornisca all’organismo corretti fabbisogni e nutrienti. Due miliardi di persone sarebbero in deficit nutrizionali per alcune specifiche componenti, vitaminiche o minerali; da qui la necessità di una loro integrazione. Il rischio è carico a soprattutto di alcune nicchie di popolazione. Innanzitutto, gli anziani, la cui alimentazione è spesso incompleta e a basso contenuto di alimenti freschi, frutta e verdura. Poi, persone che seguono regimi alimentari vegetariani, che implicano una carenza di composti vitaminici presenti in carni, latte e derivati, o all’opposto in diete con scarso apporto di frutta e verdura a quindi deficitarie di componenti di origine vegetale. Le raccomandazioni valide per tutte le fasce di popolazione sono di seguire un’alimentazione ricca e variata, che preveda di tutto un po’ e soprattutto prodotti freschi, per evitare con la cottura la perdita di alcune vitamine termolabili. Oltre che il condurre una vita attiva, trascorrendo più tempo all’aria aperta e avendo dunque maggiore esposizione solare, indispensabile per la sintesi di vitamina D.
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Cellule, metabolismo, organi, apparati, attività cerebrale, muscoli volontari e involontari, meccanismi di autoregolazione, reazioni enzimatiche o biochimiche, gestione delle scorie, approvvigionamento dei necessari nutrienti. Ogni parte dell’organismo è “oliata” dall’apporto dell’acqua, sia derivante da fonti endogene tramite il catabolismo dei nutrienti, sia da fonti esogene, acquisita attraverso la corretta idratazione e l’alimentazione.
Il bilancio idrico
Anche la minima perdita di acqua, pari all’1%, è sufficiente a penalizzare l’efficienza dell’organismo. Da qui la necessità di mantenere un adeguato bilancio idrico, che tenga conto delle necessità fisiologiche, associabili al genere e all’età, e a fattori esterni dipendenti da stile di vita, dispendio energetico, contesto ambientale e sociale, aspetti nutrizionali e ogni altra possibile variante interagente. A spiegare la complessità del sistema sono le differenti e sensibili richieste idriche dell’organismo.