Considerando tutti questi fattori, le attuali Linee guida suggeriscono all’anziano di aumentare l’assunzione proteica fino ad 1,2-1,6 g di proteine al giorno per ogni kg di peso corporeo.

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Questi livelli di proteine sembrano in grado di contrastare la fisiologica sarcopenia. Un suggerimento importante è che le proteine siano ad elevato valore biologico (proteine animali o della soia) e che tutti i pasti, colazione inclusa, contengano un significativo quantitativo di proteine pari ad almeno 0,4 g per kg di peso. La strategia di integrare proteine ad ogni pasto sembra in grado di favorire in modo significativo la sintesi proteica a livello muscolare. Anche se non fa parte della fisiologia della nutrizione, dobbiamo sottolineare che l’attività fisica gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento della massa muscolare e nella lotta alla sarcopenia; senza di essa la sola nutrizione riesce a fare ben poco. Recenti studi su popolazioni anziane dimostrano chiaramente che l’attività fisica praticata prima di un pasto contenente proteine aumenta in modo significativo l’utilizzo degli amminoacidi assunti per la sintesi proteica muscolare.

Quasi tutti gli studi effettuati su popolazioni anziane evidenziano apporti mediamente insufficienti di ferro, di vitamine B6 e B12, di acido folico e di vitamina D. Inoltre, un incremento di acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi della serie 3 sono stati associati ad una migliore risposta immunitaria e una diminuita infiammazione sistemica, così come le vitamine antiossidanti quali la A, il beta-carotene e la C sembrano contrastare i fenomeni ossidativi associati all’aumentata infiammazione sistemica. Occorre inoltre ricordare che anche i metaboliti secondari delle piante (ad esempio, terpeni, polifenoli, ecc.) sono molecole con una spiccata ed utile attività antiossidante e antinfiammatoria.

Se prendiamo in considerazione la fibra, la dieta degli anziani in assenza di patologie quali IBS o IBD dovrebbe essere caratterizzata da un suo elevato contenuto sia per favorire la motilità intestinale sia per contrastare la diminuita sintesi degli acidi grassi a corta catena da parte del microbiota intestinale.

Un’ultima considerazione deve essere rivolta ai minerali. Oltre al ferro, di cui abbiamo già parlato, anche il selenio, lo iodio, lo zinco e il rame sono micronutrienti essenziali per la funzionalità del sistema immunitario e dell’intero organismo. Un recente studio (Moreira P. et al., 2018) su una popolazione di anziani europei ha evidenziato un forte sbilanciamento dell’escrezione urinaria di sodio e potassio, suggerendo la necessità che questa popolazione aumenti l’assunzione di potassio (e diminuisca l’assunzione di sodio).

In conclusione, la qualità della dieta nella terza età dovrebbe essere modificata privilegiando una maggiore quantità di micronutrienti e inserendo una maggiore quantità di proteine ad elevato valore biologico. Un altro aspetto che non può essere trascurato, infine, è l’utilizzo degli integratori. In un recente studio effettuato su 130 anziani sarcopenici, l’integrazione della dieta con proteine del siero del latte, amminoacidi essenziali e vitamina D, associata ad attività fisica, dopo 12 settimane ha determinato un aumento medio significativo della massa muscolare e una significativa diminuzione dell’infiammazione sistemica. Per quanto riguarda la disbiosi correlata alla senescenza, è stato proposto da più studi che l’utilizzo di probiotici a base soprattutto di bifidobatteri e di batteri produttori di SCFA potrebbe contrastarla efficacemente. Mancano però ad oggi studi conclusivi convincenti sugli effetti di lungo periodo della supplementazione con questo tipo di probiotici negli anziani.