Introduzione
Per ipertensione si intende una condizione clinica in cui la pressione sanguigna arteriosa è più alta del normale. È una condizione che interessa circa il 30% della popolazione adulta di entrambi i sessi e, nelle donne, è più frequente dopo la menopausa. I valori di riferimento fisiologici per la pressione sistolica sono 90-120 mmHg e di 60-80 mmHg per la pressione diastolica. Diverse sono le condizioni predisponenti un aumento di tali valori, tra cui si annoverano il tipo di alimentazione, lo stile di vita, l’attività motoria, il fumo e fattori genetici.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!L’ipertensione rappresenta il fattore di rischio più rilevante per complicazioni di tipo cardiovascolare (infarto, ictus, aneurismi, insufficienze renali, ecc.). Si definisce ipertensione primaria o essenziale quella che si presenta in pazienti nei quali non può essere individuata una causa specifica di ipertensione. Si definisce invece ipertensione secondaria quella presente nei pazienti con una patologia specifica.
La pressione arteriosa è riassunta da due misure, sistolica e diastolica, che dipendono dal fatto che il muscolo cardiaco si contrae (sistole) e si rilassa (diastole) tra un battito e l’altro.
Nell’ipertensione la spinta generata dal cuore è superiore alle normali esigenze dell’organismo, il cuore è sottoposto a uno sforzo maggiore e deve lavorare di più per spingere il sangue in circolo.
Una prolungata ipertensione arteriosa danneggia i vasi sanguigni del rene, del cuore e del cervello e determina un’aumentata incidenza di insufficienza renale, di malattie coronariche e di ictus.
Ipertensione primaria e secondaria
L’ipertensione viene classificata come primaria (essenziale) o come secondaria. Circa il 90-95% dei casi sono classificati come “ipertensione primaria”, il che significa che vi è pressione alta senza evidenti cause mediche di base.
Le cause dell’ipertensione primaria non sono ben definite e potrebbero comprendere:
- predisposizione genetica alla pressione alta (fattori genetici);
- abitudini alimentari (eccessivo consumo di sale e caffè, carenza di vitamina D).
- invecchiamento.
- sovrappeso e sedentarietà.
- squilibri ormonali.
- depressione.
Il restante 5-10% dei casi, classificati come “ipertensione secondaria” sono causati da altre malattie che colpiscono i reni, le arterie, il cuore o il sistema endocrino. L’ipertensione secondaria può insorgere come conseguenza di specifiche malattie quali:
- malattie renali.
- malattie cardiache.
- malattie endocrine.
- diabete.
- gravidanza.
- occlusione di un’arteria renale.
- impiego di farmaci.
- abuso di droghe, alcool, liquirizia.
Fattori di rischio
Una maggiore consapevolezza di quali siano i fattori che espongono al rischio di ipertensione è importante per poter prevenire patologie a carico dell’apparato cardiovascolare.
I fattori che rendono un individuo più incline a sviluppare l’ipertensione sono:
- familiarità.
- l’avanzare dell’età.
- sesso (menopausa per la donna).
- stile di vita poco sano.
- alimentazione ricca di grassi.
- eccesso di sale negli alimenti.
- vita sedentaria.
- alcol.
- fumo.
- mancanza di attività fisica regolare.
- stress.
- appartenenza alla razza africana, Afro-Americana e Caraibica.
- insonnia.
- malattie croniche, come per esempio il diabete, alcune patologie renali o la sindrome delle apnee notturne.
Regolazione fisiologica della pressione arteriosa
La pressione arteriosa di fatto si definisce come il prodotto della gittata cardiaca (frequenza cardiaca, contrattilità, pressione di riempimento) per le resistenze vascolari periferiche (volume arteriolare). Fisiologicamente la pressione arteriosa viene equilibrata da quattro siti anatomici: arteriole, venule postcapillari (vasi di capacitanza), cuore e reni. La funzione di questi quattro siti anatomici viene coordinato dai riflessi barorecettoriali del sistema nervoso autonomo simpatico in combinazione con meccanismi umorali incluso il sistema renina-angiotensina-aldosterone.
Rimedi per l’ipertensione
Il trattamento farmacologico nell’ipertensione secondaria riguarda le patologie da cui è provocata piuttosto che direttamente l’ipertensione.
Al contrario, nell’ipertensione primaria, la terapia farmacologica è sintomatica, cioè volta ad abbassare la pressione a prescindere dalle cause che la generano.
In linea di massima, se l’ipertensione è lieve viene trattata inizialmente senza farmaci, migliorando lo stile di vita con dieta opportuna e attività fisica giornaliera.
È stato dimostrato che, nello sviluppo dell’ipertensione, sono coinvolte anche carenze di alcune sostanze contenute in vegetali, latticini e pesce azzurro. Deficit di singoli micronutrienti come folati, riboflavina, vitamina C e vitamina D sono stati riconosciuti recentemente come fattori di rischio per l’ipertensione.
Trattamento farmacologico dell’ipertensione
La pipeline dei farmaci utilizzati nel trattamento farmacologico dell’ipertensione è vasta e comprende farmaci antiipertensivi che agiscono su uno o più dei quattro siti anatomici di regolazione della pressione arteriosa. Per il meccanismo d’azione analogo si possono classificare a grandi linee le seguenti categorie di farmaci:
- Diuretici: determinano una riduzione della volemia.
- Simpaticolitici: riducono le resistenze vascolari periferiche.
- Vasodilatatori diretti: determina una dilatazione dei vasi di capacitanza mediante un rilascio della muscolatura liscia con un conseguente aumento della capacitanza.
- Bloccanti la sintesi e l’azione dell’angiotensina: riducono il volume ematico per riduzione delle resistenze vascolari periferiche.
L’associazione di uno o più farmaci antiipertensivi aumenta la probabilità di controllo del quadro clinico. Nei casi di ipertensione lieve si può ricorrere anche all’impiego di preparazione vegetali (sotto controllo medico).
Trattamento fitoterapico dell’ipertensione: Aglio
Il comune Aglio è costituito dal bulbo di Alliumsativum L. (Fam. Liliaceae), una pianta erbacea perenne, di 20- 25 cm di altezza, originaria dell’Asia centrale.
Negli scritti di Ippocrate è spesso citato e consigliato per l’attività diuretica, lassativa, per il trattamento delle affezioni polmonari e per facilitare il flusso mestruale.
Contiene un olio essenziale (0,1-0,36%), ricco di sostanze solforate, quali allicina (sulfossido di S-allil(L)+cisteina) e i suoi prodotti di degradazione. Ad opera dell’enzima allinasi che si trova nei vacuoli, l’allicina viene convertita a disolfuro di allile e trisolfuro di allile. Affinché avvenga tale degradazione enzimatica bisogna che avvenga la rottura delle cellule vegetali in seguito a triturazione del bulbo. La degradazione non enzimatica porta alla formazione di ajoene e vinilditiine. L’aroma caratteristico dell’aglio deriva dalla liberazione dei derivati dell’allicina, che è presente nello 0,5-1% nella droga fresca ed al 2% nella droga secca.
Le proprietà antipertensive dell’aglio sono dovute proprio all’allicina, che è anche responsabile del suo odore caratteristico e che contribuisce a difendere la pianta da eventuali parassiti.
L’allicina nella droga fresca è presente per lo 0,5-1%, mentre in quella secca può raggiungere anche il 2%.
I derivati solforati dell’aglio sono i principali responsabili del meccanismo d’azione. Dalla degradazione enzimatica dell’allicina si liberano solfuri allilici (DADS e DATS) che a loro volta liberano l’H2S. L’acido solfidrico determina un effetto vasodilatatorio diretto con un aumento del rilascio di monossido di azoto a livello delle cellule endoteliali nonché determinando una inibizione dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE).
Alcuni nutraceutici a base di estratto di aglio hanno mostrato risultati promettenti nel trattamento dell’ipertensione non controllata, abbassando la pressione sistolica di circa 10 mmHg e la diastolica di circa 8 mmHg.
L’estratto di aglio invecchiato svolge una importante attività antiossidante grazie alle numerose sostanze fitochimiche che contiene (composti organosolforiciidro- e lipo-solubili, flavonoidi, allixinae selenio). In particolare, l’estratto di aglio invecchiato, contente S-allilcisteina come composto di zolfo bioattivo, è indicato anche in associazione ad altri farmaci antipertensivi.
L’estratto di aglio secco invecchiato ha mostrato un’attività inibitoria sull’enzima di conversione dell’angiotensina e un’attività di blocco dei canali del calcio, che riducono la sensibilità alle catecolamine; inoltre sembra sia in grado di aumentare i livelli di bradichinina e di ossido nitrico e di migliorare la compliancearteriosa.
I preparati commercialmente disponibili sono capsule contenenti polvere d’aglio, olio d’aglio (macerato), olio essenziale, aglio fermentato. Gli studi clinici riportano un dosaggio di 600-900 mg/die di polvere d’aglio.
I possibili effetti collaterali all’uso dell’aglio sono nausea, flatulenza, bruciore allo stomaco, reazioni allergiche, odore d’aglio sgradevole. È controindicata la somministrazione concomitante con anticoagulanti in quanto potrebbe generare un aumento del sanguinamento e non va somministrato in allattamento in quanto potrebbe cambiare il sapore del latte materno con conseguente modifica della palatabilità del lattante.