È uno dei metodi più semplici ma meno usati, che permette di evidenziare le eventuali intolleranze alimentari con buona precisione. La dieta a rotazione consiste nell’assumete cibi specifici diversi ogni tre-quattro giorni. Il ciclo si ripete per tre-quattro volte.

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Si tratta cioè di diradare l’assunzione di ogni singolo alimento specifico ed eventuali collaterali (famiglie biologiche o gruppi di cibi) per un periodo non inferiore a tre giorni. Per esempio: se nello schema sono presenti le patate, per i tre giorni successivi sarà fatto divieto assoluto di mangiare di nuovo le patate spesse e anche divieto assoluto di mangiare pomodori, peperoni, melanzane, peperoncino, tutti alimenti della stessa famiglia: le solanacee.

In questo modo diamo la possibilità all’organismo di evitare per 72 ore un alimento potenzialmente causa di intolleranze alimentari, ed eliminando la stessa famiglia biologica evitiamo anche possibili cross-reattività.

Va eseguita in modo molto scrupoloso; necessita della completa collaborazione del paziente, che deve attenersi strettamente allo schema consigliato e, quindi, deve evitare tassativamente tutto ciò che non sia compreso nella lista degli alimenti da assumere.

Inoltre, è utile che il paziente compili, durante il periodo della dieta, un diario in cui annotare giornalmente eventuali sintomi.

Qualora questi sintomi si presentino o si accentuino, se già esistenti, fin dal primo-secondo giorno dall’inizio della dieta, molto probabilmente sono in relazione all’astinenza dal cibo eliminato, e sono un segno prognostico favorevole; vuol dire cioè che effettivamente abbiamo centrato l’alimento giusto.

Questo fenomeno dell’assuefazione e dell’astinenza relativa può ben essere spiegato dalle teorie di Selye sullo stress. Infatti, nella fase due, quella di adattamento, il paziente pur mangiando l’alimento non tollerato potrebbe in apparenza star bene. Il processo andrà avanti fintantoché le difese organiche saranno in grado di far fronte all’aggressione.

Passati 12 giorni di dieta a rotazione sicuramente l’organismo sarà disintossicato da eventuali intolleranze alimentari e quindi si potrà procedere alla reintroduzione di un alimento alla volta ogni 24 ore.

Si inizierà da quelli più importanti come grano, latte, uova, caffè, oliva, ecc.; se ci sarà comparsa della sintomatologia bisognerà attendere almeno tre giorni prima di provare nuovi alimenti, cioè il tempo necessario all’organismo affinché elimini ogni traccia dell’alimento non tollerato.

Con questa metodica è possibile nell’arco di 3-4 settimane individuare alimenti causa di intolleranza alimentare. Considerando il “cost-impegno-beneficio” il metodo è da preferire.

In qualche caso limite la comparsa dei sintomi può non avvenire in maniera immediata, specie in alcune patologie croniche, tipo di artriti, mialgie, psoriasi, ecc.; in tutti questi casi sarà la comparsa dei sintomi accessori che ci dirà se siamo sulla giusta strada.

Per formulare nel modo più corretto possibile la dieta a rotazione, è necessario svolgere preventivamente un’accurata anamnesi alimentare del paziente, con domande del tipo:

  • Quali sono gli alimenti e le bevande che normalmente assume all’inizio della giornata?
  • Quante volte assume uova o gli alimenti che le contengono in una settimana?
  • Che tipo di condimenti utilizza regolarmente?

A questo punto si escludono tutte le sostanze alimentari ricorrenti e, fra quelle rimaste, si prescriveranno quelle che statisticamente sono le meno allergizzanti.

Di aiuto è anche il diario dei sintomi che va compilato giornalmente e che alla fine dei 12 giorni permetterà di collegare l’eventuale sintomo con l’alimento introdotto.

Per realizzare nel modo più esatto lo schema dobbiamo anche conoscere le classi degli alimenti o gruppi di cibi; queste perché se le intolleranze alimentari non vengono trattate tenendo presente il fenomeno delle cross-reattività rischiamo di non disintossicare l’organismo e quindi di non ottenere risultati.

Come detto, si dovrà attuare un’astinenza totale dagli alimenti a cui il paziente è risultato positivo per ottenere risultati validi. Abbiamo visto come tali alimenti possano essere quelli più comunemente assunti; a volte però non è sufficiente astenersi da un singolo cibo specifico; infatti, possono verificarsi reazioni verso alimenti appartenenti alla stessa “famiglia biologica”.

Conoscere le principali famiglie biologiche è un buon aiuto nella formulazione delle diete a rotazione e nella prescrizione di una corretta astinenza dai cibi a cui un soggetto risulta intollerante.

Certamente, sarà poi l’esperienza personale a consigliare talune astensioni piuttosto che altre.

Per esempio, si possono presentare delle reazioni crociate tra gli spinaci e i carciofi, che pur appartengono a famiglie biologiche diverse, e quindi l’intolleranza a uno di questi due alimenti comporterà l’astinenza anche dall’altro; stessa cosa tra il grano e la mela, tra il latte e l’agnello, ecc.

È necessario anche ricordare che, oltre alle famiglie biologiche, esistono anche “gruppi” di cibi; perciò, se una persona risulta intollerante a un alimento facente parte di un determinato gruppo, dovrà astenersi anche da tutti quelli che vi appartengono.

Non dobbiamo dimenticare poi le preparazioni industriali che possono contenere in dosi più o meno elevate diversi ingredienti, compresi i cibi sopra elencati.

È evidente che per attuare una buona astinenza bisognerà essere al corrente degli ingredienti nelle preparazioni alimentari presenti in commercio.

Per esempio, se un soggetto è sensibile al latte, oltre a eliminare il latte r tutti i derivati e le carni di manzo, vitello, agnello, che fanno parte dello stesso gruppo alimentare, sarà necessario eliminare anche tutti i cibi che lo contengono, per esempio: torte, biscotti, creme, gelati, salumi anche di puro suino che possono contenere il latte in polvere per amalgamare le corni, wurstel, prosciutto cotto, farmaci che contengono come eccipiente il lattosio, ecc.

È quindi importante istruire il paziente a leggere attentamente le etichette delle preparazioni alimentari e no, per conoscere gli ingredienti ed evitare così di assumere in forma nascosta alimenti verso i quali è intollerante; infatti, anche in quantità infinitesimale essi possono mantenere l’intolleranza e perfino scatenare reazioni violente.

Questo accade perché nei fenomeni di intolleranza alimentare le quantità dell’allergene rivestono poca importanza, e le reazioni non sono dose-dipendente.