L’invecchiamento cutaneo è causato da molteplici e complesse cause in cui avvengono modificazioni istiofisiologiche sia a carico dell’epidermide che del derma e degli annessi cutanei.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Si ha un rallentamento della mitosi cellulare. Le cellule basali dell’epidermide diminuiscono, così come i melanociti. Il collagene rallenta il turnover, perde di fluidità e capacità di legare acqua, ispessendosi e formando una rete più rigida. Le fibre elastiche aumentano di numero e di quantità di catene laterali mentre diminuisce la lisina con conseguente ispessimento e perdita di elasticità. Nella sostanza fondamentale si riduce la quantità di acqua e mucopolisaccaridi; le anse dei capillari si appiattiscono, le terminazioni nervose si modificano seguendo la nuova fisiologia, le ghiandole sudorali eccrine si riducono di numero ed attività, le ghiandole sebacee diminuiscono la loro capacità secretiva. La concentrazione di acqua diminuisce, mentre aumentano sodio, calcio, cloruro (ioni extracellulari) con rispettiva diminuzione di quelli intracellulari (potassio, magnesio, fosfati). Queste variazioni biochimiche comportano le seguenti variazioni morfologiche:
- l’epidermide si assottiglia, si atrofizza, perde elasticità;
- diminuisce la secrezione sebacea e la perspiratio insensibilis;
- si riduce il film idrolipidico con disidratazione progressiva;
- aumenta la pigmentazione che si manifesta con chiazze scure (lentigo senile), il colorito dal roseo tende al giallastro;
- si approfondiscono le rughe.
Quindi un antiageing dovrebbe ristabilire il giusto tenore d’acqua e di lipidi, frenare l’azione dei radicali liberi, inibire l’azione degli enzimi che degradano le fibre del derma, mantenere alto il turn-over cellulare, stimolare la produzione di collagene ed elastina da parte dei fibroblasti, e stimolare la microcircolazione cutanea.
Radical scavenger
I radical scavanger sono sostanze ad attività antiradicalica, generalmente di origine naturale capaci di bloccare i radicali liberi che si formano sulla cute.
Essi hanno la capacità di impedire o rallentare i fenomeni ossidativi scatenati da una specie pro-ossidante, anche quando presenti in concentrazioni assai inferiori a quelle del substrato ossidabile. I radical scavenger, in tal modo, riescono ad interrompere la cascata radicalica (chain breacker). Essi si caratterizzano per l’attitudine a funzionare come riducenti, cedendo elettroni e quindi lasciandosi ossidare al posto del substrato; ciò è possibile quando il potenziale redox della coppia ossido-riduttiva scavenger ossidato / scavenger ridotto è minore rispetto a quello della coppia substrato ossidato / substrato ridotto.
Di sicuro gli antiossidanti più conosciuti sono le vitamine, che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare direttamente, ma deve assumerle con la dieta come tali o sotto forma di precursori (provitamine).
L’autossidazione può essere prevenuta intervenendo su vari stadi, inibendo l’inizio della cascata radicalica, impedendo la formazione dei radicali liberi. Ciò può ottenersi con:
- la chelazione dei metalli di transizione, limitando la quota degli ioni di ferro e rame presenti in forma libera nei liquidi intra ed extracellulari;
- stabilizzazione delle molecole biologiche contro le radiazioni UV con l’uso dei filtri solari;
- facendo reagire l’ossigeno con specie reattive (per es. la vitamina C);
- bloccando i radicali liberi con molecole in grado di neutralizzarli mediante chain reaction (radical scavenger).
Acido alpha-LIPOICO
L’acido lipoico è una sostanza dotata di notevole proprietà antiossidante, la forma naturale (R-enantiomero) è quella biologicamente attiva, mentre l’acido lipoico sintetico (detto anche acido alfalipoico) è una miscela della forma R e S.
In un primo tempo utilizzato solo come integratore, successivamente, si è pensato di inserirlo nei prodotti cosmetici antiageing, in quanto, essendo una molecola piccola e stabile risultava un buon candidato per l’assorbimento percutaneo
- È un potente antiossidante che può proteggere dagli UV e dai radicali liberi;
- È solubile sia in acqua che nei lipidi per cui può interagire in entrambi i compartimenti cellulari.
L’acido lipoico ha la capacità di penetrare rapidamente la cute, tanto che una sua applicazione di 5% di aLA in glicole propilenico, dopo 2 ore presenta la massima concentrazione nell’epidermide e nel derma, dove viene convertito in DHLA ad opera dei cheratinociti e dei fibroblasti.
Entrambe le forme di LA e DHLA sono in grado di:
- bloccare i radicali liberi (ROS);
- chelare i metalli: Fe2+, Cu2+, Cd2+;
- rigenerare altri antiossidanti endogeni (vitamina E, C, glutatione, ubichinone);
- riparare danni ossidativi sulle proteine.
Coenzima Q10
L’ubichinone, più comunemente noto come Coenzima Q10, è un cofattore di natura lipidica ubiquitario che viene sintetizzato dai tessuti umani. Il ruolo fisiologico dell’ubichinone è quello di agire come trasportatore di elettroni della catena respiratoria nei mitocondri nella produzione di ATP.
La concentrazione di ubichinone è elevata nel cuore, fegato e muscolo, nella pelle, invece risulta più bassa, 10 volte maggiore nell’epidermide che nel derma.
Si è pensato all’applicazione topica di coenzima Q10 in quanto esso viene assorbito di circa il 20% nell’epidermide e del 27% nel derma. Esso funge da generatore di energia, ma anche come antiossidante, ciò è stato dimostrato con studi di stress ossidativo su cheratinociti umani.
Inoltre, è stato osservato che produce un aumento nella sintesi di acido ialuronico nei fibroblasti e protegge dalla degradazione del collagene indotta da UVA, riducendo l’azione delle collagenasi. Studi su volontari sani hanno dimostrato che l’applicazione giornaliera di creme contenenti lo 0.3% di ubichinone per sei mesi ha ridotto del 27% le rughe periorbitali.
Curcumina e Silimarina
La radice e il rizoma della pianta curcuma longa vengono schiacciati e polverizzati. La polvere ottenuta è usata in campo alimentare come ingrediente principale del curry, e contiene circa il 2% di Curcumina.
Essa ha un’azione antiossidante e preservante nei confronti dei lipidi, però imprimendo un forte colore giallo alle formulazioni, è la sua forma tetraidrogenata ad essere utilizzata in cosmesi perché bianca.
Vi sono molti studi clinici in cui la curcuma viene inserite in creme per la sua azione antiageing, anche se ultimamente è in crescita il suo utilizzo cosmetico abbinato all’assunzione per os negli integratori alimentari (nutricosmeceutica in&out).
La silimarina è una miscela costituita soprattutto da tre sostanze: la silibina, la silicristina e la silidianina. Questo complesso di flavonolignani si trova in diverse piante, soprattutto nel cardo mariano, dov’è originariamente presente nel rapporto 3:1:1 (la silibina è dunque considerata il componente più importante dal punto di vista quantitativo e qualitativo). La silimarina non è presente nelle foglie, ma si concentra nei semi e nello strato proteico della superficie esterna del frutto.
La silimarina e il suo isomero principale, la silibinina, hanno inoltre dimostrato di possedere proprietà antiossidanti prevenendo la perossidazione dei lipidi cutanei.
Picnogenolo
Il picnogenolo è un’estratto della corteccia di pino marittimo (Pinus Pinaster) contenente una miscela di composti polifenolici, in prevalenza proantocianidine oligomeriche. Queste sono flavonoidi complessi, formati da un numero variabile di catechina ed epicatechine, che vengono liberate con il calore e in ambiente acido (da qui la denominazione di proantocianidine).
Un estratto analogo al picnogenolo può essere ottenuto anche dai semi d’uva, dalla corteccia dell’albero del limone, o dalla buccia degli agrumi.
- L’azione antiossidante risulta inoltre potenziata dalla notevole capacità di inibire (non-competitivamente) l’enzima xantina ossidasi, promotore della formazione dell’anione superossido.
- Le proantocianidine oligomeriche si sono dimostrate 15-30 volte più efficaci della vitamina E e degli altri antiossidanti classici. In particolare, sono risultate molto efficaci sia nella fase di induzione che nella fase di propagazione della perossidazione lipidica.
- Azione inibente “in vitro” su diversi enzimi fra i quali elastasi, collagenasi, ialuronidasi, enzimi coinvolti nella degradazione delle fibre proteiche del derma, e sulla xantina ossidasi (enzima appartenente alla classe delle ossidoreduttasi che viene usato come riferimento per testare la potenza antiossidante dei composti).