acidi grassi

Dieta, obesità e steatosi epatica

Ormai è scientificamente provato che l’alimentazione ha un ruolo impor-tantissimo nella prevenzione di molte patologie. Basti pensare al fatto che un’alimentazione scorretta con un’eccessiva introduzione di energia causa l’insorgenza di una condizione ormai tristemente nota come “sindrome metabolica”, caratterizzata da disordini metabolici come di-slipidemie, obesità, diabete di tipo II, ipertensione e malattie cardiova-scolari. Tra gli ingredienti responsabili di queste condizioni vi sono i lipidi. I lipidi svolgono molte funzioni fondamentali per l’organismo, come ad esempio la costituzione delle membrane cellulari, subcellulari e delle guaine mieliniche; sono i precursori di ormoni, vitamine e prostaglandine; agiscono come isolanti termici; proteggono e sosten-gono gli organi; modellano il corpo in relazione alla distribuzione del tessuto adiposo.
Ma i lipidi, se assunti in quantità eccessive, sono anche la causa di numerose patologie dismetaboliche, tra cui l’obesità e la steatosi epatica, e sono il principale fattore di rischio per le malattie cardiovascola-ri, come l’aterosclerosi e la coronaropatie. Diversi studi, infatti, hanno dimostrato la correlazione tra una dieta ricca di acidi grassi saturi e l’insorgenza di obesità e steatosi epatica. L’accumulo di lipidi nel fegato è dovuto ad una inibizione dell’ossidazione degli acidi grassi epatici che potrebbe essere asso-ciata a una diminuzione dell’efficienza respiratorie mitocondriale. È noto, infatti, che una dieta ad alto contenuto di acidi grassi insaturi ha un effetto disaccoppiante sui mitocondri, riducendone l’efficacia respiratoria e aumentando la produzione di specie radicaliche reattive.
Ma, di contro, vi è l’evidenza scientifica che dimostra che acidi grassi polinsaturi, invece, come l’EPA e il DHA, contrastino lo sviluppo di steatosi epatica. Pertanto, la restrizione calorica o l’integrazione con acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 hanno un enorme potenziale terapeutico nel trattamen-to e nell’accumulo di lipidi nel fegato.

Acidi grassi in gravidanza: quali e quanto prenderne

Numerosi studi scientifici hanno confermato il ruolo importante e positivo dell’esposizione precoce agli acidi grassi polinsaturi, soprattutto della serie omega-3, EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico), nello sviluppo dei bambini e nella regolazione epigenetica, soprattutto in termini di prevenzione di alcune delle più importanti malattie metaboliche quali obesità, insulino-resistenza e rischio cardiovascolare.

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